Circa un terzo delle coppie italiane, pur non desiderando figli non fa uso di metodi contraccettivi o sceglie di ricorrere al coito interrotto, e le gravidanze indesiderate sono ancora troppo numerose.
Purtroppo, anche le generazioni più giovani confermano questo trend: tra le adolescenti che hanno avuto esperienze sessuali (oltre 4 su 10 entro i 17 anni), poco più della metà ricorre a metodi anticoncezionali (profilattico 18%, pillola 4%, metodi naturali, diaframma e spirale 4% nel complesso), ma quasi la metà a nessun metodo (13%) o al coito interrotto (3%).
Nonostante questo, negli ultimi trent’anni sono stati registrati profondi cambiamenti sia nella scelta delle metodiche contraccettive nel loro complesso, sia nella disponibilità di nuove associazioni estroprogestiniche.
Per quanto riguarda i metodi di barriera, è stata per fortuna ben definita l’importanza dell’uso del profilattico quale migliore protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili.
I dispositivi intrauterini, invece, si sono susseguiti nel tempo con forme e caratteristiche differenti, fino ad arrivare a quelli medicati con progestinici, come l’anello vaginale.
Infine, negli ultimi anni sono state introdotte nella pratica clinica nuove vie di somministrazione al di là di quella classica orale. Si tratta di vie di somministrazione a lento rilascio, rappresentate da quella transdermica (cerotto) e da quella trans-vaginale (anello).
Nonostante questi progressi farmacologici, però, le scelte contraccettive delle donne italiane risultano in parte differenti da quelle di altri paesi europei.
Da un rapporto del CENSIS del 2000 emerge che il 31,6% delle coppie italiane utilizza come metodo contraccettivo il coito interrotto, il 28,4% il condom, il 20,9% la pillola, mentre il 4,2% sceglie di ricorrere a metodi naturali e il 3,2% alla spirale.
I sondaggi condotti da Sanihelp.it confermano questa distribuzione: su 1133 lettori, il 39.89% dichiara di usare il preservativo, il 28,51% la pillola, l’11,21% il coito interrotto, il 5,21% il cerotto e il 5,74% altri metodi, ma ben il 9,44% ammette di non usare alcun metodo.
Cosa c’è alla base della scarsa diffusione della contraccezione ormonale? Alla domanda «Cosa ne pensi della situazione contraccettiva in Italia?», il 55,4% dei lettori (su un totale di 213) risponde che «La scelta è libera ma l’informazione è poca», mentre per il 17,84% «ci sono ancora pregiudizi».
Lo dimostra il fatto che, per il 58% dei votanti, l’unica informazione in materia di contraccezione proviene dal ginecologo. Sempre in fatto di disinformazione, il 37,63% non sa cosa sia l’anello vaginale, e il 28,48% non conosce l’efficacia della contraccezione naturale.
Le coppie italiane, insomma, hanno ancora molto da imparare, ma lentamente fanno progressi: finalmente hanno capito che la contraccezione è importante (66,9%), e che è una scelta da condividere con il partner (63,95%). La maggior parte (53,5%) inizia a farne uso tra i 15 e i 19 anni, cerca un metodo sicuro (69%) e con pochi effetti collaterali (25%) e ammette di avere qualche disattenzione da migliorare: il 36% ha dimenticato la pillola almeno una volta, il 29% ha provato a rompere il preservativo, e il 17% è stato costretto a ricorrere almeno una volta alla pillola del giorno dopo.
Ma quali sono, in realtà i contraccettivi più sicuri sia per evitare una gravidanza, sia per la tutela della salute?
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