A volte vi sembra che la popolazione stia instupidendo? Forse è quello che sta realmente succedendo, ancora prima della nascita. Alcuni colpevoli potrebbero essere i pesticidi organofosfati, largamente usati in agricoltura.
Le prove del furto dell’intelligenza da parte di questi veleni non proviene da uno studio su cavie, ma da numerosi studi riguardanti bambini in prima persona. I risultati di tre studi differenti sono appena stati pubblicati sull’Enviromental Health Perspectives Journal e tutti riportano la stessa conclusione: i pesticidi potrebbero derubare molti umani del loro massimo potenziale intellettivo.
“Le associazioni sono sostanziali, soprattutto da un punto di vista socialmente più ampio” afferma Brenda Eskenazi, professoressa di Epidemiologia e di Salute Materna e del Bambino presso la UC Berkley e principale conduttrice dello studio “questa differenza potrebbe voler dire, in media, più bambini inseriti nelle classi inferiori e più bambini aventi bisogno di speciali servizi scolastici di supporto”.
Questo non risulta essere solo un problema dei bambini che abitano vicino alle fattorie dove i pesticidi sono usati regolarmente. Gli altri due studi, uno condotto dagli scienziati del Mt. Sinai Medical Center e uno condotto dai ricercatori della Columbia University, hanno investigato l’esposizione ai pesticidi nella popolazione urbana di New York City.
La ricerca del Mt. Sinai ha coinvolto bambini dai 12 ai 24 mesi, utilizzando test standardizzati per la valutazione dello sviluppo cognitivo e psicomotorio nei bambini piccoli. Agli stessi bambini, venivano poi somministrati, all’età di sei e nove anni, dei test di competenza e intelligenza.
I risultati? Come i ricercatori della UC Berkley, anche gli scienziati del Mt. Sinai hanno scoperto che l’esposizione agli organofosfati ha un impatto negativo sul ragionamento percettivo. In poche parole, ciò significa che i bambini non posseggono quei livelli normali di capacità di problem-solving non verbale che bambini sani e normali dovrebbero avere.
Entrambi gli studi hanno misurato i metaboliti dei pesticidi nelle urine materne, mentre gli scienziati alla Columbia hanno misurato i livelli nel sangue del cordone ombelicale, di un particolare pesticida, il clorpirifo. E questo è il primo studio che ha indagato la neurotossicità dell’esposizione prenatale a clorpirifo e del suo impatto sullo sviluppo cognitivo raggiunto in età scolare.
Nonostante, nel 2001, fosse stato vietato il suo uso domestico dalla U.S. Enviromental Protection Agency (EPA – L’Agenzia per la Protezione Ambientale), in passato il clorpirifo fu un pesticida organofosfato molto usato in ambito residenziale, e che vaga ancora nell’ambiente. I ricercatori della Columbia hanno trovato che i livelli di clorpirifo presenti nel cordone ombelicale sono correlati a problemi nello sviluppo cognitivo a tre anni, deficit che persiste almeno fino all’età di sette anni, con possibili implicazioni educative a lungo termine.
Inoltre, va considerata un’importante scoperta: il declino dei punteggi nei test d’intelligenza inizia già a basse esposizioni ai pesticidi e crolla sempre più all’aumento dell’esposizione. Ciò significa, secondo i ricercatori, che non esiste un margine sotto al quale l’esposizione a pesticidi può essere considerata completamente sicura.
“Questi deficit osservati nelle funzioni cognitive all’età di sette anni potrebbero avere delle implicazioni nel rendimento scolastico” afferma Virginia Rauh, Dottoressa in Scienze, vice-direttrice del Columbia Center for Children’s Enviromental Health (CCCEH – Centro per la salute ambientale dei bambini) e autrice principale dello studio del Columbia. “Problemi alla memoria di lavoro, possono interferire con la comprensione della lettura, lo studio e la realizzazione accademica, anche se l’intelligenza generale risulta a livelli normali”.
Da quando il divieto dell’EPA ha avuto inizio, l’esposizione agli organofosfati è, in un certo senso, diminuita. Comunque, l’uso del clorpirifo in agricoltura è ancora permesso e le donne in gravidanza, specialmente quelle abitanti in zone agricole, sono ancora esposte a questa sostanza chimica.
“I produttori hanno tolto il clorpirifo e il diazinone, due pesticidi organofosfati, dal mercato casalingo, ma nonostante ciò, l’esposizione della popolazione a queste sostanze risulta essere ancora elevata” ha affermato per i media Stephanie Engel, Dottore di Ricerca, che ha guidato lo studio del Mt. Sinai School of Medicine.
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