giovedì 7 aprile 2011

L'Ipotiroidismo

La maggior parte dei medici ha la netta sensazione che negli ultimi dieci-venti anni le patologie della tiroide siano in aumento. Molti pazienti assumono ormone tiroideo (in realtà quasi sempre L-tiroxina) perché presentano noduli tiroidei , tiroidite di Hashimoto (una tiroidite autoimmune) o perché sono francamente ipotiroidei.
Questo aumento si ritiene dovuto, più che a una aumentata incidenza della patologia stessa, al miglioramento delle procedure diagnostiche.
I dati ufficiali dicono che circa il 30% della popolazione italiana ha qualche problema alla tiroide, mentre i noduli tiroidei sarebbero presenti in almeno il 10% della popolazione.
Questi numeri sono molto al di sotto della realtà, perché la stragrande maggioranza dei casi, soprattutto di ipotiroidismo, non viene rilevata dagli esami di laboratorio e quindi molto spesso non viene diagnosticata. La fiducia cieca e spesso acritica dei medici negli esami di laboratorio può impedire una corretta diagnosi e una efficace terapia.
Fino a qualche decennio fa, il medico, per effettuare una diagnosi, si basava praticamente sulla sola clinica, cioè sull’insieme dei segni e dei sintomi che il paziente presentava. Il laboratorio non deve sostituirsi all’esame clinico del paziente e al ragionamento deduttivo del medico.

Segni e sintomi dell’Ipotiroidismo

Di seguito elenchiamo i principali sintomi e segni dell’ipotiroidismo. Un elenco più vasto e completo si può trovare nel libro di Raul Vergini, “Ipotiroidismo, un’emergenza ignorata”. Un certo numero di questi sintomi potrebbe naturalmente avere altre cause ma è importante averli ben presenti perché possono aiutarci a sospettare, confermare, o almeno a non escludere la presenza di una possibile insufficienza tiroidea.
- Facilità ad aumentare di peso o difficoltà a perderne
- Freddolosità costante
- Stanchezza fisica e/o mentale e difficoltà di concentrazione
- Colesterolo alto nonostante la dieta
- Stitichezza
- Pelle secca, capelli che cadono
- Umore tendenzialmente depresso o malinconico
- Facilità alle infezione, soprattutto alle vie respiratorie
- Problemi mestruali o di fertilità
- Dolori articolari e muscolari
- Temperatura corporea bassa
- Cefalea o emicrania
- Allergie

Terapia dell’ipotiroidismo

La terapia di un caso di ipotiroidismo deve prendere in considerazione diversi aspetti e non solo quello della carenza di ormoni tiroidei e l’obiettivo deve essere, se possibile, un riequilibrio completo dell’organismo incluso lo stile di vita del paziente che va improntato a una riduzione dello stress e ad un migliore equilibrio psicofisico.
L’uso degli ormoni tiroidei dovrebbe sempre essere l’ultima opzione e andrebbe riservato a quei casi in cui non sia possibile ottenere risultati soddisfacenti con altri mezzi.
L’alimentazione è molto importante, vanno eliminati o ridotti al minimo i cibi nocivi per la salute, soprattutto grassi idrogenati, oli vegetali di semi, margarina, zuccheri, farine bianche, cibi conservati, cibi da fast-food ecc.
E’ poi fondamentale evitare la carenza di quei nutrienti fondamentali per la funzione della tiroide, soprattutto di iodio, selenio, magnesio, zinco, ferro, vitamine A, B6, B12, C, D, E, ecc.
Fondamentale è anche una buona igiene intestinale, come pure potrebbe essere necessaria una disintossicazione epatica con metodi naturali, omeopatia, fitoterapia, integratori alimentari, idrocolonterapia. E’ consigliabile anche una sana attività fisica.
Infine va anche valutato lo stato delle altre ghiandole endocrine, mirando a un riequilibro ormonale, soprattutto degli ormoni surrenalici e di quelli sessuali. In omeopatia, si può agire anche direttamente sulla ghiandola tiroide con diluizioni omeopatiche della stessa (organoterapia omeopatica). Questo a volte ha un effetto positivo, soprattutto in caso di deficit funzionale. Purtroppo molte volte, soprattutto quando la struttura della ghiandola è profondamente alterata o quando il danno è comunque irreversibile si deve ricorrere a una supplementazione esterna degli ormoni mancanti.
Quando necessaria, questa supplementazione andrebbe comunque sempre effettuata cercando di utilizzare la minima quantità di ormoni sufficiente a ridurre i sintomi, e la dose non dovrebbe essere guidata dagli esami di laboratorio ma dai sintomi del paziente.

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