Abbiamo chiesto a Kheoma, nostra cliente da alcuni anni
nonché, dal 2011, mamma di Sebastian, quali sono state le domande e i dubbi che
si è posta in gravidanza riguardo all’opportunità o meno di conservare, oppure
donare, le cellule del cordone ombelicale del suo bambino.
Allora Kheoma quali sono state le riflessioni che hai fatto a tal riguardo?
Allora Kheoma quali sono state le riflessioni che hai fatto a tal riguardo?
Da futura mamma ho cercato di informarmi sulle varie possibilità d’uso del
cordone ombelicale. Quello di cui ero certa è che non volevo andasse
semplicemente buttato (come neppure la placenta, che ho conservato), e che
venisse tagliato solo dopo aver smesso di pulsare, per garantire al mio bambino
tutto il nutrimento di cui aveva bisogno e di cui sarebbe stato privato con un
taglio precoce.
Ho valutato anche l’idea della donazione e della crioconservazione, che mi aveva incuriosito da quando ne ho sentito parlare. Ma le informazioni che sono riuscita a reperire erano troppo frammentate e discordanti, per cui ho abbandonato l’idea.
Ne hai parlato anche con il pediatra che ti ha seguito durante tutta la gravidanza?
Certamente. E’ stata una questione che ho sollevato durante il corso pre-parto. Volevo avere chiare informazioni su tutto ciò che riguardasse la gravidanza e la nascita, e la crioconservazione delle cellule del cordone era, sicuramente, un argomento su cui speravo di avere maggiori chiarimenti.
Quali dubbi ha sollevato?
Due anni fa c’era ancora scarsa informazione a riguardo, tanto che anche il pediatra era in possesso di informazioni discordanti. Ciò che mi disse è che la crioconservazione, gestita esclusivamente da enti privati, era soggetta a manipolazioni e che, spesso, non poteva essere garantita la corretta conservazione delle cellule, con conseguente deterioramento e impossibilità di utilizzo, al bisogno. Informazioni che, in parte, e per alcuni enti, probabilmente avevano un fondo di verità
Ho valutato anche l’idea della donazione e della crioconservazione, che mi aveva incuriosito da quando ne ho sentito parlare. Ma le informazioni che sono riuscita a reperire erano troppo frammentate e discordanti, per cui ho abbandonato l’idea.
Ne hai parlato anche con il pediatra che ti ha seguito durante tutta la gravidanza?
Certamente. E’ stata una questione che ho sollevato durante il corso pre-parto. Volevo avere chiare informazioni su tutto ciò che riguardasse la gravidanza e la nascita, e la crioconservazione delle cellule del cordone era, sicuramente, un argomento su cui speravo di avere maggiori chiarimenti.
Quali dubbi ha sollevato?
Due anni fa c’era ancora scarsa informazione a riguardo, tanto che anche il pediatra era in possesso di informazioni discordanti. Ciò che mi disse è che la crioconservazione, gestita esclusivamente da enti privati, era soggetta a manipolazioni e che, spesso, non poteva essere garantita la corretta conservazione delle cellule, con conseguente deterioramento e impossibilità di utilizzo, al bisogno. Informazioni che, in parte, e per alcuni enti, probabilmente avevano un fondo di verità
Ma il dubbio più grande, riguardava, sicuramente, i tempi di clampaggio del
cordone ombelicale. Si credeva, infatti, che, per il prelievo del sangue
cordonale per la crioconservazione delle cellule staminali, la modalità fosse
identica a quella della donazione pubblica. Cioè che il cordone dovesse essere
tagliato immediatamente dopo la nascita, privando il bambino di molto sangue e
sostanze nutritive a lui utili che gli avrebbero garantito, nell’immediato, il
sostegno necessario ad una buona salute.
In poche parole il dubbio era: garantire salute e nutrimento immediati, con benefici, anche futuri, sulla salute del bambino o privarlo subito di tale nutrimento, ma conservare le cellule per eventuali problemi di salute futuri?
Tu hai scelto di fare il clampaggio del cordone ritardato.
Allo stato attuale, sapendo che ciò sarebbe comunque compatibile con la
conservazione delle cellule staminali del cordone, in tutta sicurezza, e avendo
la possibilità di appoggiarti ad una realtà di mediazione con un istituto di
conservazione pubblico, quale la Croce Rossa Tedesca, considereresti la
possibilità di fare un piccolo investimento sulla futura vita di tuo figlio?In poche parole il dubbio era: garantire salute e nutrimento immediati, con benefici, anche futuri, sulla salute del bambino o privarlo subito di tale nutrimento, ma conservare le cellule per eventuali problemi di salute futuri?
Tu hai scelto di fare il clampaggio del cordone ritardato.
Sapendo ciò, e avendo la garanzia di poter avere tutte le informazioni e l’appoggio di cui avrei bisogno, assolutamente sì. Ho considerato l’idea prima e, a maggior ragione, lo rifarei ora.
Ritieni che un investimento di € 2.500,00 per i primi 21 anni (meno di 10,00 € al mese) e di 250,00 per i cinque successivi, sia un prezzo adeguato per il lavoro di consulenza, amministrativo e pratico svolto da Vitafutura srl, che accompagna per tutto il percorso i genitori al principio solo interessati e poi intenzionati a conservare le cellule staminali del cordone del tuo bambino?
Penso sia una cifra onesta, visto il servizio offerto. E’ una cifra che, spesso, viene spesa in meno tempo, per cose ben più frivole.
Inoltre, molti genitori credono che l’arrivo di un
bebè comporti delle spese ingenti, che, a volte, arrivano o, addirittura,
superano la cifra dovuta per la crioconservazione delle cellule staminali. In
realtà, se si prendono in considerazione i reali bisogni e le necessità del
bambino, tralasciando i bisogni indotti dal marketing e alcuna oggettistica
che, obbiettivamente, risulta inutile a un bambino così piccolo, si arriva a
risparmiare moltissimo, per investire il budget in qualcosa di realmente
importante, come l’assicurazione sulla vita del proprio figlio, grazie alla
crioconservazione delle cellule del cordone.
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